Armatura medievale: storia e fattezze
Un paio di settimane or sono mi sono trovato a visitare un castello del Trentino e, in una bella sala detta "delle armi", vi era un manichino rivestito di una ferrea armatura medievale che faceva bella mostra di se. L'ho guardata con molto interesse e non nascondo che mi sarebbe piaciuto indossarla; vanitoso nevvero!
Era interessante osservare di quanti pezzi era composta l'armatura medievale e così, ripensandoci, ho pensato bene di fare una ricerca per capirne meglio le fattezze, ricerca che estendo anche ai lettori così, caso mai capitasse di vederla, si è in grado di meglio capire e rendersi conto del perchè e del percome.
L'armatura rivestiva un aspetto fondamentale per un cavaliere, vediamo dunque come era composta.
Inizialmente prevedeva una cotta di maglia di ferro, chiamata "lorica" che aveva il compito di proteggere il corpo sino a metà coscia, al di sopra di questa veniva indossata una "sopravveste" che aveva il compito di protezione dai raggi solari.
Successivamente la lorica si allungherà per coprire gli arti superiori e inferiori mediante maniche e cosciali di ferro, cui verrà dato il nome di "usbergo". Sia la lorica che l'usbergo erano formati da piccoli anelli di ferro intrecciati, raggiungendo un peso che variava tra i dieci e i quindici chili. Nel XII secolo venne introdotta una sottocotta imbottita da indossare sotto l'usbergo, questo per attutire eventuali colpi esterni. Per completare l'armatura ecco arrivare calze, maniche, guanti di maglia e cappucci, più le immancabili insegne identificative.
Nei duelli e/o combattimenti i punti più esposti erano il petto, il dorso e le braccia, per cui si dovettero aggiungere "piastre rigide di ferro" per ulteriore protezione, appesantendo così ulteriormente l'armatura. A completare il tutto ecco l'elmo e lo scudo. Un primo elmo era un casco sfero-conico con una placca facciale per proteggere il viso poi, a partire dal XIII secolo diventò cilindrico, interamente di metallo con strette fessure per gli occhi e fori di ventilazione.
Così però era troppo semplice, per cui ecco che venne impreziosito da un pennacchio multicolore, detto "cimiero"; dalla "cervelliera", una calotta di ferro; dalla "celata" che consisteva in una placca anteriore sul volto; alla "gorgiera" per proteggere la gola, formata da un collare in maglia metallica. Un'ulteriore evoluzione si ebbe con l'introduzione del "bacinetto a visiera mobile", che permetterva di ribaltare il pezzo sulla fronte del cavaliere. Altro particolare elmo tipicamente italiano era detto "barbuta", a imitazione degli elmi corinzi.
Per quanto attiene lo scudo, all'inizio altro non era che una piastra in legno rivestita di cuoio e rinforzata con elementi metallici di forme diverse. Anche lo scudo subì miglioramenti, inoltre, oltre a difendere, aveva anche la funzione di far conoscere il casato di provenienza del cavaliere grazie alle insegne che figuravano sullo stesso.
Un'armatura così concepita veniva a pesare sui trenta chili, se poi la si voleva arricchire con fregi ed elaborazioni varie, la stessa aumentava sino a ottanta chili, usata soprattutto nella giostra o in battaglia.
Al di là del peso e dell'abilità e destrezza del cavaliere che la indossava, bisogna ammettere che, ancora oggi, vedere un'armatura produce un certo effetto.
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