Curiosità, storie e leggende della Milano che fu
In quest’articolo vi voglio raccontare di alcune curiosità di un tempo ormai passato accadute nella nostra amata Milano. Vi sono nomi, luoghi che hanno dato origine a storie belle e meno belle che sono retaggio di ogni città di questo mondo. Spero abbiate la pazienza di seguirmi perché vado a incominciare.
- Vi era un luogo di appuntamenti nella galleria Vittorio Emanuele, proprio dinanzi alla Campari, marchio fondato da Gaspare Campari nel 1860, dove si trovava un angioletto in pietra, e conosciuto come Angiolin. Per cui era facile sentirsi dire: ci vediamo all’Angiolin.
- Nel vecchio Broletto, oggi detto Broletto Nuovo di Piazza Mercanti e noto come Palazzo della Ragione, era consuetudine comunicare le pubblicazioni di matrimonio su una tavola che era detta Assa del Brovett.
- Un tempo vi erano dei venditori chiamati imbonitori ambulanti e alcuni, pur di riuscire a rifilare la loro merce, erano disposti a raccontare grosse panzane; uno di questi era un ambulante di lucido da scarpe che era conosciuto come “Bagòlon del luster”.
- Ecco il soprannome, conosciuto da molti anziani milanesi, del più famoso cantastorie milanese, ovvero il Barbapedana. Il suo nome reale però era quello di Enrico Molaschi, nato a Milano il 1° gennaio 1823 e ivi morto il 26 ottobre 1911. È stato un musicista e cantante italiano, che si esibiva cantando in dialetto milanese nelle strade e nelle osterie ed è stato il più famoso degli interpreti del personaggio del Barbapedàna. Non si sa con precisione quanti altri artisti, nel corso dei secoli, si siano identificati con questo soprannome. Il termine barbapedàna potrebbe significare giovanotto spavaldo, arrogante.
- Beltramm. Questa parola ricorda un certo Beltramm de Gaggian, maschera milanese del 1600, che fu prima di Meneghino. Questa maschera fu creata dall’attore Niccolò Barbieri all’inizio del 17° secolo, passando all’inizio del 19° secolo nella Commedia italiana per impersonare il servo sciocco e bonario. Lo si ricorda anche come Beltramm de la gippa. La gippa sta per giubba, giubbone. Vess in gippa, significa essere piuttosto alticci.
- Nella zona di Porta Tosa, la porta est della città di Milano, demolita nel XVIII secolo, e una delle porte minori chiamate anche pusterle, sorgeva uno squallido albergo riservato alla povera gente sulla cui insegna capeggiavano tre agnellini ed era chiamato l’Osteria del Berìtt.
- Boggia Antonio, soprannominato El Togn, o anche il Mostro della Via Bagnera: uno dei luoghi più spaventosi di Milano o il Mostro di Milano, è stato un serial killer italiano che uccideva le sue vittime a colpi d’ascia o di mannaia. Fu condannato a morte nel 1862 nei pressi dei bastioni di Porta Ludovica. Togn significa Antonio, mentre Tognitt erano detti i soldati austriaci. La Stretta Bagnera era una piccola viuzza che collegava via Santa Marta a via Nerino, non lontano dal Duomo, via che esiste anche oggi.
- A nord ovest di Milano vi era il Bosch de la Merlada, che prende il nome del corso d’acqua Merlata, che origina a Baranzate e che ha dato il nome anche alla Cascina Merlata, oggi ancora esistente. Ebbene in un tempo lontano quel bosco era ritenuto un luogo pericoloso perché infestato da briganti di pochi scrupoli.
- Nella nostra città famosi erano i Buli del Verzee, evidentemente perché risiedevano nei pressi del Verziere, che era l’antico mercato agricolo e che si trova tra largo Augusto e via Verziere. Si ricorda anche la canzone “I buli de la riva”.
- A Porta Ticinese vi era un vicolo malfamato che portava il nome di Calusca, detto anche stretta Calusca. Vi spadroneggiavano borseggiatori e delinquenti che impostavano anche commerci illegali, approfittando delle merci che venivano scaricate alla Darsena; ovviamente con la complicità di alcuni barcaioli.
- In città vi sorgeva un teatro che aveva nome Canobbiana che prendeva il nome delle Scuole Cannobiane, fondate da Paolo da Cannobio. Era considerato il teatro per la gente del popolo, mentre la Scala era riservato ai nobili e a gente economicamente benestante. Oggi è divenuto il Teatro Lirico Giorgio Gaber.
- Sita in Porta Tosa vi era l’Osteria della Cazzoeula, nella quale il famoso Carlo Goldoni ebbe una avventura galante, ma soprattutto era il raduno dei cospiratori milanesi per preparare l’insurrezione del 6 febbraio del 1853, rivolta che si concluse in un nulla di fatto.
- Compagnia del fil de ferr, era una banda di ladri che operavano a Milano negli anni Trenta, rubando spesso e volentieri automobili. Altra banda famosa era quella definita Banda dei Pollastri, non perché fossero dei “polli” nell’arte della malavita, ma perché era il nome del loro capo.
- Un tempo, ma vi sono anche oggi, in occasione di feste, ricorrenze eccetera, nelle piazze di Milano si potevano osservare abili giocolieri, uno di questi era el Crappa che, completamente rasato, eseguiva esercizi da fachiro.
- Un poliziotto milanese di cognome Mazza e vissuto alla fine del 1800, ricordato nel libro “Milano sconosciuta” di Paolo Valera, era solito camminare dondolandosi, qualcuno afferma perché spesso sbronzo, fatto sta che gli affibbiarono il soprannome di
- Un altro quartiere malfamato della città era quello del Guast, che era contiguo all’altro ghetto della malavita chiamato Giudea sito al quartiere Tivoli.
- Ancora una volta Porta Tosa è protagonista per un vicolo malfamato che vi sorgeva chiamato Incarnadin.
- Lingera o Ligera, operava in Milano “la Compagnia della lingera”, un gruppo di malviventi che commise parecchi gravi reati.
- Sin dalla seconda metà del Duecento, nell’isolato compreso tra le contrade degli Orefici e degli Armorari, vi sorgeva un carcere chiamato della Malastalla, soprattutto destinato agli insolventi e commercianti falliti. Fu poi abbattuto nei primi del 1800 per motivi di sanità.
- Nella località del quartiere di Porta Vigentina chiamata Morivione vi sarebbe morto, ucciso dai soldati del Visconti, il temibile brigante Vione Squilletti. Sul luogo della sua uccisione fu posta una pietra su cui figurava la scritta “qui morì Vione”. Il popolino unì le parole morì Vione che divenne Morivione.
- Non solo oggi i muri della nostra Milano vengono imbrattati, troppo spesso con frasi e disegni insulsi, ma anche un tempo passato, infatti, si racconta di un certo Paneroni Giovanni, personaggio bizzarro ed estroso degli anni Venti, imbrattava i muri con invettive contro gli astronomi, tanto che è risultato famoso il suo detto: “la Terra non gira, o bestie!”.
- Un tragico fatto è l’uccisione di tale Rosetta, il cui vero nome era Elvira Andrezzi, famosa meretrice uccisa dalle guardie in piazza Vetra, morendo la mattina del 27 agosto. Questo triste fatto divenne anche una canzone popolare ,ne sono state fatte due versioni, una cantate da Nanni Svampa e dai Gufi e l’altra da Milly.
- Scaldasôo. Era così chiamata una strada malfamata sita in Porta Ticinese.
- Altra via malfamata di Milano era la via Vedrasch che, attraverso un ponticello, conduceva in Piazza Vetra.
Qui termino questo excursus nella storia milanese di un tempo ormai passato, la cui conoscenza aiuta un milanese ad essere più meneghino.
Potrebbe interessarti leggere anche:
Dialetto milanese: origini, espressioni e tradizioni