I vecchi luoghi milanesi di appuntamento
Allora, ci vediamo in .....
Quante persone ogni giorno pronunciano questa frase per concordare un appuntamento e il luogo dove trovarsi, luoghi non casuali, ma con un preciso riferimento, a pensarci bene è sempre stato così, ci sono dei luoghi quasi assunti a rivestire questo scopo, che rimangono tali nonostante il tempo trascorra inesorabile.
Ogni città e paese della nostra bella Italia ha i suoi punti di riferimento, anche Milano non fa eccezione, e così vi voglio raccontare quali sono i luoghi della città in cui si incontravano i nostri nonni e bisnonni.
Ve li propongo in dialetto meneghino perché così era uso tra chi si dava appuntamento. Oggi diciamo: allora dove ci troviamo? I nostri nonni dicevano invece: in dove l'è che se troeuvom?
Uno dei luoghi più rinomati per trovarsi era davanti al Biffi in Galleria Vittorio Emanuele II, che era "el salòtt de Milan", e l'invito era formulato così: se vedum denanz al Biffi in galleria.
Un altro posto possibile, sempre in Galleria, il "salotto dei milanesi", era "al tor in galleria", dove sorge ancora oggi il mosaico con rappresentato un toro rampante, ritenuto portatore di fortuna se si riesce a fare un intero giro sul tallone schiacciando gli attributi maschili dell'animale.
Già che siamo nei pressi, cito "Dedree del Dòmm sotta el San Giorg". Lasciata la Galleria ci si porta alle spalle del Duomo, presso la statua del Santo, che è l'unica che porti una bandiera.
Altro sito d'incontro è "in San Babila, poggiaa a la colona". Appoggiato alla colonna, poiché se era il primo incontro ci si poteva identificare subito.
Spostandosi dalla piazza ci si poteva dare appuntamento "a la ca' di ciapp", la casa delle chiappe, le natiche insomma, che si trovava al numero 47 di Corso Venezia. Perché questo nome? Perché un tempo, ora non sono più lì, vi erano due cariatidi femminili poste di schiena che mostravano il posteriore; volete che il popolino si lasciasse sfuggire l'occasione per una traduzione irriverente?
Nei pressi sorgeva, oggi per fortuna non più, anche lo zoo di Milano, l'ergastolo degli animali. L'appuntamento era dato così: ci troviamo "A la gabbia di scimbi, naturalment foeura!
Oppure ci si poteva dare appuntamento "A la torr Branca", che si trovava al Parco Sempione, fra l'Arco della Pace e il Castello.
"Al cinqu e trii vott", stava per la statua di San Francesco, sita all'imbocco di corso Indipendenza, così definita poiché ha tre dita di una mano benedicenti e l'altra col palmo aperto che mostra le cinque dita, da cui... cinque più tre fa otto. I più maliziosi però hanno modificato il detto così: "Trii lavoren e cinqu mangen"! È solo malignità?
La lista potrebbe ancora continuare, tuttavia, dato lo spazio tiranno, riporto i nomi di alcuni Caffè in cui ci si dava appuntamento.
In Galleria sorgeva il piccolo Caffè Campari, detto "l'Angiolin", poiché sul bancone aveva una bella scultura in legno rappresentante un Angelo. Si poteva gustare, oltre al classico caffè, un Cordial Campari, un rosolio dal nome "perfett amor", oppure l'Acqua de zeder o la grappa con l'erba ruga o il potentissimo digestivo Vespetrò.
In Corsia dei Servi sorgeva il caffè "Luganeghin", così chiamato per via del fatto che era lungo e stretto, dando l'idea di una luganiga.
El cafè Mazza, verso la piazza Duomo, frequentato da ufficiali austriaci, definiti dal popolino col termine di "sacch de farina".
Il "cafè dell'Accademia" era conosciuto soprattutto per le accese discussioni che si tenevano al suo interno, mentre un suo opposto, "el cafè del silenzi o cafè di specc", che era il Caffè Duomo, il silenzio era quasi di rigore.
Altri sono: El cafè Cova, el cafè di Colònn, el cafè Merlo, dove si poteva danzare, e molti altri che non riesco a menzionare.
Allora... dove ci troviamo?
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