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Neve a Milano: poesia e record storici

La neve, quel candido manto leggero e silenzioso che tutto copre. Per questa volta non voglio considerare l’aspetto negativo che una copiosa nevicata causa in una città come Milano, per dare spazio all'aspetto poetico.

Credo nessuno possa negare che veder scendere dal cielo copiosi fiocchi bianchi non dia un senso di pace, di calma.

Scendono senza fare rumore, non come la pioggia o, peggio, la grandine, che ama far sentire la propria voce. 
I fiocchi iniziano a posarsi su keep calm snowtutto ciò che trovano, dapprima con discrezione, poi con sempre più convinta ostinazione, ricoprendo completamente ogni oggetto, togliendo loro ogni forma.  Ogni statua perde la sua identità, e chi non conosce il luogo, si chiede chi mai si celi sotto quel candido manto.

È proprio questo il bello della neve, per un momento nasconde ogni cosa, le forme, ogni forma, dalla più insignificante alla più spavalda, perdono la loro identità e si ritrovano un nulla. La sera poi, quando si accendono le luci, il paesaggio acquista e offre nuove e affascinanti visioni. In alcuni punti il manto bianco acquista tonalità giallognole, su esso si configurano forme di luce come strani mantelli. Quando poi la città, al calare della tarda sera e della notte, si spopola, la neve diviene padrona assoluta e in una notte la sua presenza si è fatta sempre più copiosa.  Poiché tutto ha un inizio, ma anche una fine, quando il cielo decide di concedere una tregua, allora, mentre gli adulti si danno da fare per rompere quel bianco manto, i più giovani sono pronti a costruire il loro pupazzo di neve

Vedere nascere dal nulla questi pupazzi è davvero divertente; ve ne sono di tutti i tipi, alti, bassi, grossi, magri, con bottoni per occhi, carota per naso, una cerniera per bocca, dove qualcuno ci infila una vecchia pipa o una sgangherata sigaretta. Sulla testa un cappello dalle fogge più strane e, attorno al collo, una sciarpa di lana.  Qualcuno si preoccupa di mettergli, attorno alla vita, una cintura per farlo sembrare più chic. 

Il vero divertimento però è quando ci si lascia andare e si decide di dar luogo alla battaglia a palle di neve. Un divertimento unico che, a mio avviso, non deve restare appannaggio solo dei bambini, ma anche di noi grandi, perché ogni tanto è bello e salutare ritornare bambini. Mi ricordo ancora di un anno che ci siamo trovati, una compagnia di amici piuttosto consistente, davanti al Castello Sforzesco di Milano, è stato un attimo, è bastato che uno s’inchinasse a raccogliere una palla di neve, per dare il via a una battaglia in grande stile. Ricordo ancora le facce di alcuni passanti, ci guardavano come se fossimo dei ritardati. Chissà quanti di loro invece avrebbero avuto voglia di partecipare! Gli mancava il coraggio di ritornare bambini. 

Questa breve descrizione per dire che vedere la nostra Milano, sotto una nevicata e coperta dal suo candido manto è davvero uno spettacolo meraviglioso.  Comunque, dopo l’aspetto poetico, lascio un po’ di spazio anche a quello della tradizione e statistico. 

Per il primo ho trovato alcune citazioni in Dialetto milanese che riguardano proprio la neve, eccone alcuni:

  • I trì laurà inutil, masà la gent – spalà la nèv – pertegà i nuss.
  • Santa Pulonia l’è l’ultim  mercànt de nèv.
  • Sòtta la nèv gh’è l pàn, sotta ai campan gh’è l pàn e l vìn. 

Ecco alcune nevicate che hanno lasciato il segno nella nostra Milano.

  • Una tempesta di neve si ebbe, su Milano, nel 1929. Raggiunse gli ottanta centimetri.
  • Una copiosa nevicata si ha in città nel febbraio del 1947. La neve raggiunse i sessanta centimetri.
  • Nel gennaio del 1985 su Milano cadono novanta centimetri di neve. Il traffico era andato in tilt, le auto erano abbandonate in mezzo alla strada, e muoversi diventava una vera impresa.
  • Nel gennaio 2006 caddero sulla città sessanta centimetri di neve.  

(i dati sulle nevicate sono prese dall'archivio del Corriere della Sera)

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