Chiesa di San Martino in Villapizzone
Tra i luoghi di culto milanesi dedicati al vescovo di Tours, oltre a quelli di Niguarda e Lambrate, spicca anche il tempio del piccolo rione di Villapizzone, una borgata, ancora oggi quasi un piccolo paese, situata in fondo a Via Console Marcello, nei pressi dello snodo ferroviario di Certosa e dell’adiacente svincolo autostradale del Ghisallo.
Il rione ha origini antichissime, e molte sono le leggende riguardanti l’origine del nome, ma quel che è certo è che la chiesa del borgo esiste già, come entità autonoma, ai tempi della prima visita nella zona dell’arcivescovo Carlo Borromeo.
La presenza ecclesiastica in loco è comunque antichissima e si fa risalire al V secolo, quando l’area dell’attuale quartiere era occupata da boschi che si estendevano fino ad Arese. Nel bosco si stabilì una comunità di monaci di origine greca, guidati da Atanasio Piccione: il suo nome, unito al toponimo “villa-“, legato alla presenza di casolari agricoli, diede origine all’attuale nome del rione, secondo la testimonianza del monaco Giacomo Stella, che, nel 1530, fu rettore della chiesa di S. Martino. I monaci, poi, fecero tagliare gli alberi e misero a coltura i terreni: intorno a quest’area sorse un villaggio, con un luogo di culto, e questa è la genesi della parrocchia.
L’importanza del villaggio crebbe grazie alla posizione lungo la strada che dal centro di Milano, da Porta Volta, conduceva verso Busto, Varese, e quindi verso la Svizzera e la Germania. La chiesa, o pieve, di Villapizzone ebbe, durante il Medioevo, uno sviluppo direttamente proporzionale alla crescita del borgo, tanto che, fino al 1752, anno in cui l’arcivescovo mecenate Giuseppe Pozzobonelli la visitò, l’entità ecclesiastica rimase sotto le dirette dipendenze della più grande pieve di Bollate, ma a fine ‘700, di sicuro, secondo quanto scrive Gianpiero Buzzi nel suo libro del 1979 dedicato alla chiesa, questa, divenuta parrocchia, era già passata sotto la giurisdizione di Trenno, e così rimase fino al 1972, quando le parrocchie della zona si unirono a formare il decanato Cagnola.
Sull'antica chiesa medievale, dedicata, secondo quanto scrive Goffredo da Bussero, ai santi Martino e Apollinare (a prova dell’origine greca della comunità di monaci), se ne costruirono prima una cinquecentesca, dedicata ancora ai due santi, andata distrutta, e un’altra a fine secolo, realizzata giusto in tempo per la visita di S. Carlo nel 1573 e dedicata al solo san Martino. Andata distrutta anche questa, si iniziò la costruzione di una nuova chiesa, quella che, grosso modo, possiamo vedere oggi. La prima pietra venne posta nel giugno 1604 e l’edificio fu terminato intorno al 1640. Esso subì notevoli alterazioni al progetto iniziale e ampliamenti prima nel 1893 e poi nel 1969.
L’odierna chiesa, affacciata su Piazza Villapizzone, è un edificio a tre navate che, apparentemente, rispetta i canoni dell’architettura di fine ‘5 – inizio ‘600, anche se queste linee risultano alterate dagli interventi del XIX e XX secolo. La facciata si presenta tripartita in sezioni corrispondenti alle navate, ed è di linee classicheggianti.
La parte centrale presenta coppie di lesene corinzie alle estremità, mentre la fascia centrale è arricchita da un portale, con protiro leggermente aggettante, con architrave piatto, sostenuto da due colonne corinzie, e da un ovale con affresco rappresentante S. Martino. La parte posteriore della chiesa è caratterizzata dagli ampliamenti di fine ‘800, specie dalla cupola, simile a quella del Parrocchetti di S. Giorgio al Palazzo, e dal campanile, con cupolino sommitale, che presenta affinità con le torri campanarie di Tradate e di Marcallo.