La prima moschea di Milano
La comunità turca Milli Gurus è attualmente impegnata nella costruzione della prima moschea milanese. Dopo quella di Segrate, innalzata nel 1988, e svariati progetti che hanno coinvolto diverse aree di Milano, è stata stabilita la posizione per la costruzione del luogo di culto islamico in via Mecenate.
Il cantiere si affaccia su via Maderna, una strada chiusa e senza uscita, e prevede un totale di 500 mq che ospiteranno in tutto undici stanze, un seminterrato e una zona ricreativa per i bambini. Il progetto che sta prendendo piede è iniziato con una semplice comunicazione al comune di “inizio di attività di edilizia libera”. La raccolta fondi della comunità è avvenuta principalmente fra i fedeli presenti a Milano e in Turchia, e con una richiesta di Ozman Duran – presidente della comunità Milli Gurus – direttamente al governo turco. Anche se per ora non c’è stata risposta.
L’opera, iniziata a gennaio, è ora il principale motivo d’orgoglio della comunità islamica turca, che rivendica un luogo di culto vero, ordinato e alla luce del sole. Tuttavia le complicazioni nell’ultimazione della moschea potrebbero presentarsi quando verrà sottoposto al vaglio della burocrazia comunale il progetto del minareto. La torre (dall’arabo “manār”, letteralmente “faro”) è il simbolo del potere dell’Islam voluto dal fato, ed è il punto da dove vengono richiamati, cinque volte al giorno, i fedeli alla preghiera.
Non mancano ovviamente i leghisti, che già da tempo avevano fiutato odor di moschea cercando di trovare l’esatto luogo fra l’Ortomercato e Via Mecenate. Non ci sono riusciti. In risposta alla Lega Nord in consiglio di Zona 4 il comune aveva detto “che si trattava di fantasie senza fondamenta”.
La giunta di Pisapia ha istituito un “Albo delle organizzazioni e delle associazioni religiose” tenendo una linea di rigore e verificando i requisiti necessari. In tutta risposta interviene Suleyman – trasportatore turco impegnato nella realizzazione della moschea – dicendo che sarebbe una vergogna che i musulmani che verranno a Milano per l’Expo del 2015 debbano pregare in magazzini e scantinati.
Quindi eccoci di nuovo di fronte all’eterna lotta fra libertà di culto e l’ignoranza dei conservatori. Il leghista costantemente innervosito e irascibile che si oppone alla costruzione di una moschea come se trasferissero Istanbul nei giardini di via Salomone, e l’imbarazzo della cultura islamica di fronte alla necessità di pregare in un non luogo.
Ivan Potapov