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Omeopatia: intervista al Dottor Gennaro Cuccurullo

Spesso si parla di omeopatia e non sempre con una valenza semantica favorevole, specie da parte della medicina c.d. “ufficiale”, senza però conoscerne a fondo le origini, le basi scientifiche su cui si fondano i suoi principi, gli studi millenari e le moderne procedure terapeutiche.

L’Omeopatia è una disciplina che vede come suo precursore Samuel Hahnemann, un medico tedesco vissuto a cavallo tra il 700 e l’800, che l’ha formalmente strutturata, ma ha origini molto più antiche, come vedremo fra poco.lavenda pix foto hans

Nella sua opera più importante “Organon der Heilkunst”, Hahnemann afferma che esiste un principio terapeutico fondamentale che si può sintetizzare così: “Il simile cura il simile”.

L’omeopatia è a tutti gli effetti una pratica medica, anche se viene definita alternativa e non convenzionale, che negli ultimi anni sta riscontrando non poco consenso.

Le persone che si affidano alle cure dei medici omeopati sono in aumento e si riscontra anche una crescente attenzione da parte di medici specialisti, favorevoli, in taluni casi, a questo tipo di cure.

Uno di questi specialisti, è il Dottor Gennaro Cuccurullo, Chirurgo D’Urgenza MCAU competente in medicina integrata presso l’Ospedale Maresca di Torre del Greco Napoli (NA) a cui abbiamo rivolto alcune domande.DOTT. GENNARO CUCCURULLO

Cos'è l'omeopatia

Dottore, si sente spesso parlare di omeopatia, cos’è questa nuova scienza utile per curare i pazienti e perché è favorevole a questo?

L’OMEOPATIA non è propriamente una branca o scienza NUOVA in quanto ha origini lontane.

La parola Omeopatia infatti viene dal greco  "ὅμοιος" (simile) "πάθος" (malattia) e proprio nella sua radice etimologica risiede il suo principio di azione. Troviamo riferimenti a questa disciplina nei testi di Ippocrate, risalenti al 460 a.C e successivamente in quelli di Paracelso, vissuto nel 1400-1500.

Bisognerà però attendere il dottor S. Hahnemann, nel 1800, per giungere ad una definizione sistematica delle pratiche e dei principi fondamentali di questa disciplina medica.

Alla luce della mia lunga esperienza di medico di frontiera e delle conoscenze acquisite, sul piano sia teorico che pratico, nel campo della medicina integrata, mi sento di esprimere un parere favorevole riguardo alle pratiche terapeutiche omeopatiche.

L’omeopatia prevede un approccio omnicomprensivo che include anche la sfera emotiva del paziente, un elemento imprescindibile per pervenire alla giusta diagnosi ed iniziare il processo di guarigione.

Giovenale, noto poeta latino, amava ripetere: “Mens sana in corpore sano”. Non si tratta solo di una trovata poetica o di una bella frase ad effetto ma di un principio medico sacrosanto. Ebbene, l’approccio omeopatico al paziente, che prediligo da tanti anni, è volto infatti al raggiungimento e/o al ripristino dell’equilibrio tra le componenti fisiche e quelle emozionali della persona.

A tal fine, in un contesto multidisciplinare volto unicamente al conseguimento del benessere e della guarigione del malato, utilizzo contemporaneamente omeopatia, agopuntura, mesoterapia, osteopatia, posturologia applicata alla medicina ufficiale e alla chirurgia d’urgenza.

Cosa si può curare attraverso l’omeopatia e come il proprio effetto ?

L’omeopatia ha un vasto raggio d’azione ed una delle sue peculiarità è la necessità di approntare una cura personalizzata di ogni paziente. La medicina omeopatica trova particolare applicazione nella cura del processo infiammatorio, dell’ansia, degli attacchi di panico e di tutte quelle patologie psicosomatiche che si manifestano attraverso processi morbosi, nati da lesioni non ancora stabilizzate.

Tra di esse figurano anche patologie degenerative e quant’altro sia di geneticamente predefinito. Ovviamente la medicina omeopatica non pretende di possedere soluzioni miracolose per ogni problema, dal momento che, di fronte a determinati stati patologici, sono possibili solo interventi specifici, ad esempio, un braccio mancante non ricrescerà mai e si potrà semmai compensare con una prostesi, una ferita aperta non si riparerà senza la chirurgia, un trauma osseo può curarsi solo attraverso l’ortopedia.

Tuttavia, le soluzioni farmacologiche proposte dalla medicina omeopatica si rivelano sempre utili e coadiuvanti rispetto a tantissime patologie. A titolo di esempio, anche in presenza di forme tumorali o di altri disturbi di carattere degenerativo, afferenti a patologie geneticamente predefinite, si può trovare beneficio attraverso la somministrazione dei rimedi omeopatici ,anche in ausilio ad altri trattamenti di contrasto. Questo, in quanto la terapia omeopatica è sinteticamente una stimolazione continua prodotta verso le forze di guarigione interne al nostro organismo, energie che spesso si bloccano, sia in modo assoluto che solo parzialmente.

Le continue ricerche scientifiche, soprattutto negli ultimi anni, hanno messo in evidenza che le malattie, come ogni forma patologica, sono sempre la conseguenza di una serie di fattori, esterni ed interni dell’organismo.

In base ai principi della medicina omeopatica, la regolazione di questi fattori, intesa come ricerca dell’equilibrio, della disintossicazione e dell’integrazione, può portare alla guarigione del paziente: in tal senso, si comprende come l’omeopatia si integra facilmente con tutti i protocolli terapeutici della medicina c.d. ufficiale.

Dottore lei è anche un counselor perché?

Sia l’esercizio professionale di medico chirurgo che quello di esperto in terapia olistica e medicina omeopatica, richiedono una notevole capacità di relazionarsi con i pazienti al fine di entrare immediatamente in sintonia con ciascuno di essi e, per questa ragione, ho conseguito il diploma di counselor.

È stato, tuttavia, un percorso di studi effettuato d’iniziativa personale, dal momento che la medicina cosiddetta “ufficiale” o “convenzionale”,  per una serie di difficoltà, finanziarie ed anche organizzative, non riesce a formare in tal senso i propri medici e, pertanto, non può assicurare i tempi e gli spazi adeguati a ciascun ogni paziente, al suo ascolto e a quello degli eventuali congiunti e accompagnatori.

Viceversa, la narrazione del paziente e di chi lo accompagna è un aspetto fondamentale nel processo di cura oltre ad essere uno dei punti cardini della medicina narrativa che, come noto, aiuta i medici a migliorare l'efficacia di cura attraverso lo sviluppo della capacità di attenzione e di relazione verso i pazienti. 

Per pervenire, infatti, ad una cura mirata, l’aspetto del racconto, della comunicazione e  dell’ascolto è fondamentale nel rapporto medico-paziente.

Il persistere di numerose patologie e l’aggiunta di altre in un dato paziente impone sempre una riflessione, da parte del medico, sulla necessità di ritornare alla medicina narrativa, ai fini di una compiuta comprensione di ogni possibile aspetto eziologico dei disturbi.

Unitamente ai descritti percorsi di indagine medica, si procede all’individuazione dell’opportuno piano terapeutico che, nell’ambito omeopatico, è basato sul principio della similitudine secondo il quale ogni patologia può essere curata somministrando, a piccole dosi, la sostanza in grado di provocare sintomi simili per generare il processo di guarigione.

La medicina omeopatica, può sostituire completamente la medicina tradizionale oppure va somministrata insieme?

A mio parere, è errato considerare la medicina omeopatica come contrapposta a quella ufficiale. Il campo della medicina è vastissimo e comprende molteplici ambiti che vanno dalla ricerca alle fasi operative, dalle indagini alla terapia, dalla farmaceutica alla chirurgia. Ritengo, senza troppe distinzioni e definizioni, che non esistono tante medicine, ma una sola medicina.

Quello che conta è il metodo di studio delle patologie e di applicazione dei trattamenti terapeutici: se questo metodo segue criteri rigorosamente scientifici, come avviene anche nell’ambito omeopatico, allora non vi è alcun dubbio che l’omeopatia si integri perfettamente con quella che impropriamente viene definita “medicina ufficiale”.

In tale quadro, la cura appropriata si applica in base all’esigenza e alla patologia del paziente, tenendo conto di tutti i fattori del momento.

Tuttavia la parola “integrata” lascia intendere che i due approcci, convenzionale e non convenzionale, possono trovare il giusto dialogo lontano da una dinamica dicotomica.

Alcuni sono contrari all’omeopatia. Perché secondo lei?

Non mi sento di esprimere giudizi o commenti in merito al pensiero altrui. Piuttosto, auspico che si formi, da parte dei pazienti, una maggiore consapevolezza di questi aspetti della medicina meno noti e della possibilità di approccio a 360 gradi del paziente lontano da un clima fazioso o da sterili polemiche.

Ci possono essere degli effetti collaterali?

In genere, i prodotti omeopatici non hanno particolari controindicazioni. Tuttavia, le terapie omeopatiche, ove praticate o assunte in modo non conforme ai prescritti protocolli, possono generare il cosiddetto aggravamento omeopatico che si verifica quando i sintomi del paziente, in luogo di diminuire, si accentuano.

A tal riguardo, mi preme ricordare a chi legge che, come ogni farmaco di utilizzo comune, anche le medicine integrate (omeopatiche o fitoterapiche) vanno assunte sotto stretto controllo medico.

Come detto, a fronte di una corretta somministrazione di farmaci omeopatici, normalmente non si presentano effetti collaterali, in special modo per la loro diluizione assolutamente non tossica.

Di contro, la pericolosità di questo tipo di approccio può essere di carattere agnostico, dal momento che, se non si conosce perfettamente la materia in cui si opera, si rischia di somministrare impropriamente sostanze inadatte al caso o prodotti idonei ma con dosaggi non corretti, in special modo quando le prescrizioni avvengono da parte di pseudo-terapeuti che si improvvisano guaritori senza possedere alcuna adeguata  conoscenza scientifica.

Questo fenomeno, alquanto diffuso, si ripercuote, con effetti deleteri, doppiamente, sulle condizioni di salute dei pazienti e sulla validità di una branca medica che, viceversa, possiede un’elevata dignità scientifica, se praticata con competenza e titolarità.

Essere medico ed operare come terapeuta ha un suo pregnante significato, ma improvvisarsi terapeuta senza titoli accademici e senza conoscenze mediche rappresenta un disvalore di assoluto, negativo rilievo.

Solo chi ha alle spalle anni di riconosciuto studio e di pratica medica operativa, dotato di esperienza e capacità di riconoscere criticità di ogni tipo, può prescrivere la cura omeopatica più adatta oppure fornire le indicazioni più giuste sulle diverse terapie da praticare.

Il professionista serio, in ambito sanitario, terapeuta ideale, è soprattutto colui che sa riconoscere in anticipo la validità dei propri rimedi ed è capace di arrestarsi prima che sia troppo tardi, indirizzando il paziente verso le giuste specialità, ed in tal modo, spesso, salvandogli la vita.

L’incoscienza e la mancanza di scrupolo di chi pratica terapie ”alternative“ senza il possesso di mezzi, conoscenze e collegamenti di rete, vale a dire rapporti con altri medici, terapeuti e con il sistema sanitario in genere, rappresenta la principale causa della sfiducia e del fallimento di questa materia, da sempre soggetta a giudizi denigratori frutto solo di una cattiva interpretazione.

Voglio in definitiva dire questo: il fatto che sia definita, abbastanza riduttivamente, medicina naturale, non vuol dire che la si possa utilizzare in maniera libera e indiscriminata. L’omeopatia è, come detto, una medicina a tutti gli effetti e come tale va accuratamente approfondita e praticata con assoluta perizia medica.

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