Il Museo del Profumo di Milano. Il Novecento in diverse fragranze
Nella città dove vivo spesso mi imbatto in luoghi di cui ignoravo l'esistenza, che mi meravigliano per l'entusiasmo e la cura con cui chi li ha creati riesce a renderli vivi, da custodire nella memoria. Tra questi c'è il Museo del Profumo di via Messina, che si configura anche come un centro studi sulla profumeria d'epoca, con una propria pubblicazione periodica da ben diciassette anni.Si tratta di un'istituzione privata nata dalla mente di un team di sette storici che scoprono negli anni '80 la passione per la nascita e l'evoluzione della profumeria d'epoca del XIX eXX secolo, legata profondamente ai cambiamenti intercorsi nella nostra società. Un "viaggio artistico e culturale" come lo definisce uno dei suoi fondatori Giorgio Dalla Villa, che ci ha guidato per le collezioni rispondendo alle nostre curiosità con precisione.
Il museo è stato creato nel 1996 ma visionabile solo dagli studiosi abbonati al magazine "Profumeria d' Epoca”, aperto al pubblico soltanto l'anno scorso. Alcune agenzie di visite guidate hanno inserito il Museo in un tour e da allora si è verificata una presenza costante di visitatori, interessati ad un argomento poco trattato per il quale la città di Milano è stata estremamente importante.
Ma cosa intendiamo per profumeria d'epoca? E' un settore industriale dalla fine dell'ottocento, derivante da un' impostazione artigianale viva fino ad allora, originata dalla produzione di veleni e liquori nel Medioevo. Per la sua diffusione internazionale e il suo scopo puramente estetico rappresenta appieno la nostra società moderna, o comunque il suo avvio.
Nella struttura il museo si presenta come una grande sala che custodisce diverse vetrine con gli esemplari di flaconi emblematici delle fragranze delle diverse maison dai primi decenni del ventesimo secolo fino agli anni sessanta/settanta. Sono poi disponibili due monitor utilizzati per gli approfondimenti video su un periodo, o l’analisi di una personalità o di un marchio, con la sua evoluzione e unicità. Alle pareti vediamo altre memorabilia: cartoline pubblicitarie e gadget che nelle prima parte del ventesimo secolo venivano donati ai clienti delle profumerie, come i ventagli profumati. Inoltre un campionario di ciò che si usava distribuire nei negozi: manifesti e stampe. Era consuetudine anche presentare bassorilievi in ceramica, e persino statue.
Il Novecento ha rappresentato una svolta per il settore perché ha unito diverse creatività: ciò che contava prima era la fragranza, quindi si prendevano flaconi dal vetraio che poi venivano riutilizzati, mentre solo in questo secolo si pensa ad una presentazione o packaging sotto forma di flaconi estremamente raffinati e preziosi, per la costituzione di un prodotto adatto ad essere esportato, che interpreta il gusto e lo spirito del tempo in cui nasce.
Lo scopo del Museo è quindi quello di indagare attraverso la storia del Profumo, manifestata negli esemplari qui in esposizione, la storia dei cambiamenti di costume intercorsi nel novecento. Seguendo questa direttrice le vetrine sono suddivise in un marchi o creatori che hanno rivoluzionato il gusto della loro epoca.
Il primissimo esempio di eleganza e coerenza estetica tra fragranza e flacone è quello di Coty che nel 1907 realizza, coinvolgendo il designer ante litteram come fu il gioielliere René Lalique, il profumo L’Effleurt, capolavoro seguito da un secondo pezzo forte della collezione, Scarabée del profumiere Louis Toussaint Piver del 1909. Su questo oggetto in vetro lateralmente e dal basso si arrampicano due scarabei che raggiungono il tappo a forma di fiore.
In un’altra vetrina troviamo gli esemplari di Carlo Scarpa per Givienne, testimonianza di una tendenza nell’arte e nella moda al recupero del Rinascimento, che si discostava da quella scultorea del recupero del Classico in termini “ imperiali”. A differenza di Lalique, che produceva uno stampo da un modello in plastilina, Scarpa progettava nel dettaglio ed esprimeva richieste precise al mastro vetraio, di Venini, che lavorava quindi sulla sua idea un pezzo unico.
Ci vengono poi presentati i couturier che iniziano nel XX secolo a produrre fragranze, sintomo dell’importanza che assume nella moda il profumo come accessorio di un outfit totale come Paul Pourier, Nina Ricci, Christian Dior, e l’italiana in Francia e grande innovatrice Elsa Schiapparelli, tra i cui flaconi spicca quello di Roi Soleil, disegnato da Salvador Dali per Cristallerie Baccarat. C’era rivalità tra l’inventrice delle sfilate spettacolo e Coco Chanel: sono rimasta colpita dalla storia avventurosa della creazione del mitico Chanel n.5, di cui non sono un esemplare raro i flaconi, ma sul quale sono stata intrattenuta con un racconto particolareggiato dei retroscena.
Da citare sicuramente la teca con esempi di profumeria italiana dal 1955 al 1970, dal kitsch divertente, sintomatico di un raggiunto benessere che aveva bisogno di essere manifestato con questi oggetti inutili. Un altro produttore fu Borsari, famoso per la sua Violetta di Parma, che incarna l’ideale di donna remissiva e docile, un po' sognatrice.
L’interesse storico di questi pezzi ci spingerebbe a parlarvi di tutte le vetrine..ma vi lasciamo con questi assaggi certi che ogni vostra curiosità verrà soddisfatta dal signor Dalla Villa, curatore e guida.
Museo del Profumo, via Messina 55, Milano
Orario: tutti i giorni feriali su appuntamento.
Scrivere una email a museodelprofumo@virgilio.it o telefonare al 349.690.10.45 - 347.434.92.40
Biglietti: €10 per un ingresso singolo, € 70 per un gruppo di almeno 8 persone, fino a 15 persone.
Come arrivare: il Museo del Profumo è raggiungibile anche con la Metropolitana M5, fermata Cenisio.