La Pusterla del Fabbri
Oltre alle Porte maggiori di Milano, che si trovano ancora oggi nei principali rioni, Milano aveva anche una fitta serie d’ingressi di minore importanza, che erano denominati pusterle.
Una delle meno note era quella che si trovava presso la strada di San Simone, dove oggi è collocato il Teatro dell’Arsenale, che fu demolita all’inizio del Novecento per motivi di viabilità, anche se si possono ammirare i suoi resti presso il Museo del Castello Sforzesco, dove è stato ricostruito l’arco che si affacciava sulla campagna milanese.
Si tratta della Pusterla del Fabbri, e la sua storia affonda le origini nell’età romana, quando venne eretto un arco dedicato a Quinto Fabio Massimo, l’uomo che con la sua astuzia diede un colpo decisivo ad Annibale durante la seconda guerra punica.
Nel Medioevo la porta venne denominata dei Fabi, dal nome del gruppo di sacerdoti che avevano edificato un tempio dove oggi si trova la chiesa di San Vincenzo in Prato.
Solo alla fine del Cinquecento venne denominata Pusterla del Fabbri, nome che conservò fino alla sua demolizione nel Novecento. Il nuovo nome non era casuale; infatti, col passar del tempo la porta era stata integrata in un complesso sistema di edifici, voluti da Azzone Visconti, allo scopo di riunire le botteghe dei fabbri del quartiere, che erano molto legate ai signori di Milano.
Sopra l’arco si trovava il busto di un ragazzo, che raffigurava Imeneo, protettore delle nozze pagane, poi rimosso da San Carlo Borromeo verso la fine del Cinquecento. Oggi il busto si trova presso la Pinacoteca Ambrosiana di Milano, dove all’inizio venne scambiato per il simbolo della città d’Asti.
Nel 1877 il comune di Milano progettò di demolire la porta allo scopo di migliorare il traffico cittadino, ma la decisione non passò, mentre nel 1884 la Società Storica lombarda cercò di ottenere in tutti i modi che la Pusterla diventasse un monumento storico. Ma tutto fu inutile e il 6 marzo del 1900 venne deciso che la porta sarebbe stata abbattuta, anche se il pittore Luigi Conconi si oppose con tutte le sue forze alla demolizione, ritenendo che fosse uno dei simboli della Milano medievale.
Oggi della Pusterla rimangono solo pochi resti e il ricordo di una Milano ormai lontana, ma mai svanita del tutto.