Romanico in Lombardia: le basiliche romaniche sul territorio
“E così dopo l’anno Mille, trascorso ormai tre anni, si ebbe nel mondo, specialmente in Italia e nelle Gallie, una forte attività nell'edificare basiliche. Anche se ve n’era già un gran numero, le genti cristiane gareggiavano nell'erigerne di sempre più belle. Sembrava che l’intera terra, spogliatasi della sua vecchiezza, a poco a poco si ricoprisse di una candida veste di chiese.
Allora i fedeli rinnovarono in meglio quasi tutte le chiese comprese quelle episcopali, i monasteri e gli oratori minori dei borghi” dice il monaco Raoul Glaber, attorno al 1040, sul risveglio artistico in Europa, causato da una ripresa economica e dal rinnovamento religioso e civile.
E nella Lombardia, con la nascita del Comune e la fervida attività artigianale e commerciale, oltre alla nascita dei movimenti popolari di riforma religiosa degli umiliati e della pataria e alla riforma benedettina cistercense, ci fu un nuovo impulso costruttivo con varie novità architettoniche, diverse da provincia a provincia.
L’opera romanica più nota di Milano è la basilica di Sant'Ambrogio, dove sono conservate le spoglie del santo, con un portico a 18 pilastri decorati con un corpus di capitelli unico, rappresentanti elementi vegetali, animali, figurazioni bibliche e cristologiche e all'interno il sacello di San Vittore in Ciel d’oro con mosaici del V secolo, tra cui un ritratto di Ambrogio.
Un’altra chiesa romanica milanese è quella di San Vincenzo in Prato, che ha ancora la pianta del XI secolo, quando venne edificata.
Il romanico pavese, con la morbida e calda arenaria, è invece legato alla chiesa di San Michele Maggiore, con una facciata maestosa ma leggera, arricchita da bacini di ceramica allora decorati a vivaci colori, che ravvivavano con i contrasti il colore giallo caldo della pietra.
Vicino a Pavia c’è Lomello che vanta un complesso costituito dalla basilica di Santa Maria e dal battistero di San Giovanni, dove per la prima volta si sperimentò la spazialità romanica.
La basilica è costruita in mattoni, con un semplice impianto basilicale a tre navate, a transetto non aggettante, coperta da capriate in legno, senza tiburio, mentre il battistero è a pianta ottagonale con nicchie semicircolari e rettangolari alternate, coperto da cupola semisferica.
Il terzo centro dell’arte romanica lombarda è Como, dove esistevano molte cave di pietra e maestranze abili nel lavorarla, così qui la pietra sostituì il mattone, mentre l’abbondante presenza di legname favorì le coperture a capriate.
La più nota chiesa romanica di Como è Sant’Abbondio, sorta fuori dalle mura, lungo la via Regina, con una facciata semplice, articolata in cinque scomparti divisi da lesene, come le pareti esterne, mentre la zona dell’abside è decorata da colonnine, archetti, finestre strombate e ghiere.
Lungo la via Regina che corre lungo la sponda occidentale del Lago di Como, si può vedere, tra le molte chiese romaniche, Santa Maria del tiglio, insolitamente alta rispetto allo sviluppo orizzontale, dato dal campanile addossato alla facciata della chiesa, con cui fa corpo unico.
Nel bresciano uno dei più begli edifici romanici è il Duomo vecchio del capoluogo, con una facciata composta di due corpi cilindrici concentrici, la cui decorazione è affidata alla diversa disposizione delle finestre nei due corpi di fabbrica, mentre nell’alta Val Camonica c’è la chiesa cluniacense di San Salvatore a Capodimonte, con una serie di finestre che interrompono la severa facciata, animata da un sottile gioco coloristico dovuto all'alternarsi d’inserti di gialla arenaria e grigia selce.
Il romanico a Bergamo presenta la chiesa di Santa Maria Maggiore, a tre navate con transetto sporgente absidato e un’unica abside centrale, e San Tomè ad Almenno, con la facciata derivata da una sovrapposizione di tre corpi cilindrici decrescenti e l’interno formato dal sovrapporsi di piani diversi e l’alternarsi di linee rette, arcate, pieni e vuoti.
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