Peste a Milano nel 1630: cause, untori, antidoto
Nel 1630, Milano fu colpita da una grave epidemia di peste, che provocò una catastrofica perdita di vite umane. L'epidemia iniziò nella primavera di quell'anno, quando le persone iniziarono a manifestare i primi sintomi della malattia. L'ondata di peste fu devastante, causando la morte di migliaia di persone, e la città di Milano fu costretta a intraprendere misure drastiche per contenere la diffusione della malattia.
I governanti cittadini cercarono di rispondere all'epidemia stabilendo un coprifuoco, vietando gli spostamenti non necessari, istituendo restrizioni sugli assembramenti e mettendo in quarantena le persone colpite dalla malattia. Furono istituiti anche campi di isolamento in cui le persone venivano tenute separate dal resto della popolazione.
Inoltre, i medici cercarono di curare la peste con diverse terapie, tra cui la somministrazione di medicinali, la purificazione dell'aria e l'evacuazione dalla città. Purtroppo, però, queste misure non risolsero completamente il problema e moltissime persone continuarono a morire a causa della malattia.
Dopo circa due anni, nel 1632, l'epidemia di peste finalmente cominciò a diminuire. La popolazione di Milano sopravvisse, anche se con un numero di vittime considerevole. La peste a Milano ebbe un impatto devastante, sia sulle persone che sull'economia della città. Tuttavia, anche dopo questa tragedia, Milano riuscì a risollevarsi e a tornare alla normalità.
La peste più conosciuta che flagellò Milano fu quella del 1630, resa celebre dal Manzoni nei "Promessi Sposi".
Dai paesi intorno a Milano, giungono le notizie dei primi morti, ma, solo dopo una visita sui luoghi della malattia, si stabilisce che si tratta di peste.
Le autorità, ed in particolare il governatore Ambrogio Spinola, rimangono piuttosto indifferenti al problema; ma anche la popolazione rifiuta l'idea del contagio. Finalmente, il 29 novembre 1629 viene pubblicata una grida che vieta l'ingresso in città di coloro che provengono da paesi ove si è verificata l'epidemia: ma ormai la peste è già entrata in Milano.
Si riteneva che la peste del 1630 a Milano fosse diffusa prevalentemente dai cosiddetti untori.
Gli untori erano persone qualunque che venivano indicati dal popolo come complici del demonio, e da lui incaricati di ungere le porte e i muri delle case per spargere il morbo della peste. Gli unguenti pestiferi erano a base di sterco umano, di cenere o carbone, di topi e altri veleni.
Era noto un antidoto alla peste, la cui ricetta fu estorta con la tortura ad un untore, il quale fu poi impiccato.
La ricetta recitava questi ingredienti: si prendeva: "cera nuova once tre, olio d'oliva once due; olio di Hellera, olio di sasso, foglie di aneto, orbaghe di lauro peste, salvia, rosmarino, once mezza per ciascuno; un poco d'aceto", si faceva bollire il tutto riducendolo a una pasta con la quale si ungevano le narici, le tempie, i polsi e le piante dei piedi, dopo aver mangiato cipolle, aglio e bevuto aceto.
Gli appestati o presunti tali venivano confinati nel Lazzaretto, una struttura di quarantena.
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