La peste del 1630 a Milano: fatti storici, misure sanitarie e mito degli “untori”
Tra il 1629 e il 1631 Milano fu travolta da una grave epidemia di peste bubbonica, resa celebre dai Promessi sposi e dalla Storia della colonna infame di Alessandro Manzoni. In questa pagina riassumiamo la cronologia, le decisioni delle autorità sanitarie, il ruolo del Lazzaretto e le vicende degli “untori”, con rimandi alle principali fonti storiche.

Cronologia essenziale (1629–1631)
- Autunno 1629: primi casi nell’area milanese; i cronisti coevi segnalano contagi già da ottobre. Grida e avvisi sanitari si susseguono per controllare gli ingressi in città.
- 29 novembre 1629: pubblicazione di una grida che limita i movimenti da e per i luoghi infetti e rafforza i controlli alle porte di Milano.
- Primavera–estate 1630: la peste dilaga; l’11 giugno 1630 si tiene una solenne processione con le reliquie di San Carlo, evento ricordato dalle cronache e da Manzoni.
- Fine 1630: l’epidemia raggiunge il picco e poi regredisce.
- 1631: graduale attenuazione; rimangono focolai e contumacie. Casi residui sono attestati ancora nel 1632 dalle fonti sanitarie.
Quali misure furono adottate
La gestione fu affidata al Tribunale di Sanità, con il coinvolgimento di medici come Ludovico Settala e Alessandro Tadino. Le principali decisioni documentate:
- Controlli agli accessi e quarantene per persone e merci provenienti da aree infette; introduzione e rafforzamento delle bollette di sanità (lasciapassare).
- Limitazioni alla circolazione dentro e fuori città, chiusure di osterie, fiere e luoghi di assembramento; isolamento domestico dei sospetti e trasferimento degli ammalati al Lazzaretto.
- Provvedimenti igienici dell’epoca (disinfezioni, fumigazioni, “purificazioni dell’aria”), allora ritenuti utili ma privi dell’efficacia che conosciamo oggi.
Nota: nei documenti si parla di gride e restrizioni; il termine “coprifuoco” in senso moderno non ricorre nelle fonti seicentesche.
Il Lazzaretto di Milano
Il Lazzaretto (area tra l’odierna via San Gregorio, via Lazzaretto e corso Buenos Aires) fu il cuore dell’assistenza e dell’isolamento. Le cronache indicano decine di migliaia di ingressi durante l’epidemia; le stime variano a seconda delle fonti. La struttura, edificata tra fine Quattrocento e inizio Cinquecento, era un vasto quadrilatero con spazi dedicati a degenti, personale e servizi religiosi.
“Untori” e Storia della colonna infame
Nel clima di paura si affermò la credenza degli untori, accusati di diffondere il contagio con unguenti venefici. Nel 1630 furono processati e messi a morte il commissario di sanità Guglielmo Piazza e il barbiere Gian Giacomo Mora. Sulla casa-bottega del Mora fu eretta la Colonna Infame (demolita nel 1778). Manzoni dedicò a questo caso giudiziario il saggio Storia della colonna infame, simbolo dell’ingiustizia generata dalla superstizione.
Quante furono le vittime
Le stime sulla sola Milano oscillano molto: le fonti coeve e gli studi successivi parlano di un numero di morti compreso, in diverse ricostruzioni, tra circa 140.000 e oltre 180.000 su una popolazione stimata intorno ai 250.000 abitanti all’inizio dell’epidemia. I dati non sono univoci e risentono dei criteri di rilevazione del tempo.
Le principali fonti coeve
- Giuseppe Ripamonti, La peste di Milano del 1630, cronaca fondamentale utilizzata da Manzoni.
- Alessandro Tadino, Ragguaglio… della gran peste (1648), relazione medico-sanitaria 1629–1632.
- Ludovico Settala, medico e protofisico, autore del De peste (1622) e di vari scritti durante la crisi.
Leggi anche:
- Trattieni i venti e placa le tempeste. Gli Ex-voto al Museo del Risorgimento
- Breve storia di Milano
- Il diavolo di Porta Romana
- Il Lazzaretto di Milano
- Alessandro Manzoni: Fermo e Lucia
FAQ
Quando iniziò la peste a Milano?
I primi casi attestati nell’area milanese risalgono all’ottobre 1629; la diffusione massima fu nel 1630 e l’epidemia declinò nel 1631, con casi residui fino al 1632.
Ci fu davvero un “coprifuoco”?
Le fonti parlano di gride, quarantene, chiusure di fiere e luoghi di ritrovo, controlli alle porte urbiche e bollette di sanità, non di “coprifuoco” nel senso moderno.
Esisteva un antidoto efficace?
No. Circolarono ricette e unguenti citati in atti e confessioni (spesso estorte con tortura), ma non esisteva un antidoto efficace. L’unica misura davvero utile fu l’isolamento/quarantena.
Dove si trovava il Lazzaretto?
All’esterno dell’antica Porta Orientale, nell’area oggi compresa tra via San Gregorio, via Lazzaretto, viale Vittorio Veneto e corso Buenos Aires.
Avvertenza: contenuti a scopo informativo/storico. Per ricerche o approfondimenti rivolgersi a archivi, biblioteche e pubblicazioni specialistiche.
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