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Purgatorium, purgatorio, purgatori

purgatorioAlcuni giorni or sono stavo visitando un paesino della Camonica valle e, com’è mio solito fare, non tralascio la visita alla  parrocchiale e, proprio in questa, tra i vari dipinti, mi soffermo su un affresco raffigurante le anime del purgatorio. L’immagine è questa qui sotto riportata.

Or bene, nell’osservare il dipinto, il mio lato curioso si è subito messo all’opera e così mi sono dedicato alla ricerca per saperne di più sul Purgatorio. Estendo anche a voi la mia piacevole fatica.

L’etimologia del termine è facilmente comprensibile, deriva da purgare, rendere puro, purificato. Esso indica uno stato in cui l’anima del defunto, non essendo in grave peccato mortale, ma neppure in totale purezza, ha bisogno di un periodo di purificazione, ed ecco allora la necessità del Purgatorio.

Leggasi quanto enunciato dal Catechismo della Chiesa Cattolica, paragrafo 1030-1032. L’idea, anche se non pienamente chiara di un luogo di purificazione si può intravvedere già nell’A.T., in 2Maccabei 12,42-45. Ne troviamo un accenno anche nello scritto Apocrifo sulla vita di Adamo ed Eva. Tralascio, per ragioni di spazio, di entrare nei dettagli della sua storia, preciso soltanto che la dottrina cattolica del purgatorio ha ricevuto la sua determinazione nei due Concili di Lione e di Firenze, confermata poi in quello di Trento. Anche nel Concilio Vaticano II, in Lumen Gentium Cap. IV, si riconferma l’esistenza del purgatorio. Gesù stesso, pur non usando il termine, lascia intuire la sua esistenza, leggasi Matteo 12,32. In 1 Corinzi 3,15 è San Paolo a indicarci chiaramente il concetto.

Nella storia cattolica vi sono Sante e Santi che hanno avuto visioni del purgatorio, e che le hanno descritte in alcuni testi. Ricordo Santa Caterina da Genova, che scrisse, sotto dettatura di Gesù, che “l’anima è come l’oro, e deve essere purificata dal fuoco”. Troviamo un'altra descrizione nel diario di Santa Faustina Kowalska, dove si legge che alla sua richiesta a un’anima purgante quale sofferenza provasse, quella rispose che il maggior tormento era l’assenza di Dio.

Un Santo che parla di questa condizione è Sant’Alfonso Maria De’ Liguori, ma ve ne sono altri. Dalle letture si evince che in purgatorio sono presenti gioie e sofferenze, gioia perché si è consapevoli che la ricompensa è la certa visione di Dio, sofferenza perché non si possiede ancora. Detto con parole più terra-terra, è come quando si è innamorati, ma l’amore desiderato non è presente ma s’incontrerà, ad esempio, tra un mese, ebbene nell’attesa c’è gioia perché si aspetta con ansia quel felice momento, ma contemporaneamente c’è sofferenza perché non è presente. Questo è anche il motivo per cui la Chiesa raccomanda di pregare per i defunti e per tutte le anime del purgatorio, perché possa essere affrettata la loro visione di gioia. Inoltre posso dire che il purgatorio chiude la perfezione della triade.

Conosciamo certamente tutti l’opera dell’Alighieri, la Divina Commedia, dove, dal sommo poeta, è ben descritto il suo viaggio nelle tre dimensioni.

Moltissimi sono i dipinti presenti nelle chiese di tutt’Italia che trattano questo tema, ricordo solo la chiesa delle anime del Purgatorio a Ragusa, Foggia, Trapani, Napoli e altre ancora. A Roma si può visitare il Museo delle Anime del Purgatorio. A Milano sono presenti le Suore Ausiliatrici del Purgatorio, in Via Longarone.

E, a proposito di Milano, c’è questo detto: “Vèss in di pènn del purgatori”, cioè, essere nelle pene del purgatorio, anche se il detto è più inerente al purgatorio che si vive quotidianamente su questa terra che quello dell'aldilà.

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