Storia di Palazzo Marino a Milano
Palazzo Marino, oggi sede del Municipio di Milano, è un edificio tardo rinascimentale ideato nel 1558 dal banchiere genovese Tommaso Marino e dall’architetto Galeazzo Alessi con il preciso scopo di fungere da collegamento al Duomo di Milano, sull'asse che passava davanti alla facciata principale, quella che allora si apriva su San Fedele, nella zona che da Via Case Rotte arriva fino alla trasversale dell'odierna Via Marino.
Persino il cortile d'onore era stato concepito come sala aperta con accesso dallo stesso asse.
Secondo le leggende, il palazzo venne edificato a causa dell’'amore del conte Marino per Ara, una nobildonna veneziana incontrata nella chiesa di San Fedele, degna di un’abitazione splendida come un edificio veneziano, come esigevano le condizioni del potente padre per poter ottenere la sua mano.
Una canzone popolare milanese di quegli anni dice che “Ara, bell'Ara discesa Cornara, de l'or fin, del cont Marin strapazza bardocch, dent e foeura trii pitocch, trii pessitt e ona massoeura, quest l'è dent e quest l'è foeura” cioè “Ara, bell'Ara della famiglia Cornaro, dai capelli di oro fino, appartieni al conte Marino strapazza preti, dentro e fuori di casa ci sono tre bravi, con la mazza e i tre pesciolini, questo e dentro e questo e fuori”.
Una seconda leggenda, molto più gotica, collega il palazzo a una maledizione lanciata da un detrattore dell'usuraio Marino, per cui il frutto delle sue rapine si sarebbe trasformato in rovine, come accadde in effetto dopo la bancarotta del conte, che lasciò il palazzo incompiuto, requisito prima dagli spagnoli e alla fine confiscato dagli Austriaci nel 1706.
La tradizione del popolino dice che nel palazzo agli inizi del Seicento nacque Marianna de Leyva, la monaca di Monza di Alessandro Manzoni.
Sotto Napoleone e il Regno Italico, il Palazzo divenne sede del Ministero delle Finanze e del Tesoro e dell'Intendenza di Finanza; poi venne trasformato nell'Emporio del Dazio e Cassa Generale dello Stato fino al 1848, quando fu la sede del Governo Provvisorio fino al 1860, quando dopo la permuta del Broletto e in seguito ad un lungo restauro, diviene sede del Comune.
Infatti, era successo nel 1858 che, quando il piano del 1855 per le demolizioni delle catapecchie vicine al Palazzo era diventato esecutivo, per far spazio a Piazza della Scala, si scoprì che il lato secondario dell’edificio era del tutto disomogeneo, privo di qualsiasi abbellimento a causa della sospensione dei lavori, avvenuta nel Settecento.
Solo nel 1886 venne approvato un progetto dell’architetto Beltrami per dare una degna facciata alla nuova sede del Municipio, che doveva riproporre l'architettura dell'Alessi per la facciata principale anche su quel lato, essendo gli assi perfettamente rispettati.
I lavori ebbero inizio nel 1889 con l’edificazione di uno scalone diretto al piano superiore e nel 1892 terminò il restauro della facciata aperta su Piazza San Fedele.
Dal 1871, grazie al lavoro dell’architetto Colla, ci furono nuove sistemazioni per gli uffici comunali e restauri, specie per la Sala Alessi, sede del nuovo Consiglio Comunale, nota per gli stucchi e per le decorazioni pittoriche, in seguito restaurate dopo le devastazioni della seconda guerra mondiale, mentre nel 1879 nell'antisala del palazzo fu posto l'impianto di regolazione degli orologi elettrici cittadini.
Quando, alla fine della prima guerra mondiale, l’edificio venne risistemato con un parziale sopralzo, fino al 1925 fu proprietà dello Stato, in cambio del Palazzo Reale e nel 1926 tornò al comune, che lasciò al suo interno soltanto gli uffici di rappresentanza e quelli al funzionamento del Consiglio, tagliando del tutto quelli legati alla burocrazia milanese.