Il castello di Melegnano
Uno dei tanti castelli che hanno disegnato la storia del Milanese…
L’origine del castello di Melegnano risale al 1243 quando il podestà di Milano, Cattellano Carbone, responsabile della difesa della città e della campagna circostante, ordinò la costruzione di una fortezza per contrastare gli attacchi che Federico II, nipote di Barbarossa, portava continuamente contro Milano, attaccando dalla parte del Ticino e da quella dell’Adda.
Dopo gli anni della signoria milanese dei Torriani che governarono dal 1259 al 1277, il potere passò a Ottone Visconti nella duplice carica di arcivescovo e di capo del governo, che volle accanto a sé un suo nipote, Matteo, come valido collaboratore prima e poi come suo successore nel 1289.
Matteo divenne signore anche di Novara, Mortara, Vercelli, Vigevano e strinse patti di amicizia e di alleanza con le città di Brescia, Cremona, Piacenza, Pavia, Tortona, Genova, Alessandria, Asti e potè essere riconosciuto pieno signore di Milano e anche come il rappresentante dell’imperatore per la città di Milano e per tutto il territorio rurale circostante, dove era anche Melegnano.
Nel 1512 il castello passò al marchese Brivio e nel 1532 a Gian Giacomo Medici della famiglia di Nosigia di Milano, trasformando il borgo di Melegnano in un marchesato.
Nel 1981 i Medici vendettero il castello alla Provincia di Milano, che due anni più tardi, con una permuta, lasciò alcune sale all’Amministrazione comunale di Melegnano.
Nel 1998 iniziò il restauro delle aree circostanti e poi delle sale, con gli affreschi realizzati nella metà del XVI secolo.
La riapertura dell’edificio avvenne nell’ottobre del 2001 e in occasione della Fiera del Perdono del 2002 fu inaugurata la civica raccolta intitolata a Don Cesare Amelli (1924-2002).
la struttura del castello di Melegnano
Il castello di Melegnano ha una pianta a forma di U, si presenta con una struttura laterizia compatta e chiude verso piazza della Vittoria.
In origine presentava una pianta quadrilatera, come nei castelli dei Visconti: quattro corpi di fabbrica dotati di quattro torri che serravano all’interno un ampio cortile.
L’unico corpo fabbrica che è giunto intero è quello che guarda la piazza e che rappresenta la facciata, mentre il lato di fondo è mancante, atterrato nella settimana dal 1 al 6 marzo 1449 da Francesco Sforza, quando colpì con le macchine da guerra distruggendo due torri e le mura che erano tra le due torri.
L’intera costruzione è su due piani, la facciata, austera, prospiciente la piazza Vittoria, è interrotta da finestrelle quadrate al piano terreno e da grandi finestroni rettangolari al primo piano. Gli ampi finestroni sono testimonianza del passaggio, dopo il 1532, da fortezza a palazzo signorile e in alto sotto il tetto sono visibili ancora le merlature di tipo guelfo.
Nelle raffigurazioni più vecchie del castello appare, nella sua integrità, il rivellino, come avamposto offensivo e difensivo, oggi ridotto a due pareti con segni di feritoie e buche per cannoni.
Il cortile interno è diviso in tre parti ed è circondato su due lati da un porticato sostenuto da archi a tutto sesto e ricoperto da un bugnato, mentre il portico interno della facciata centrale conserva, sotto le arcate, i segni di abitazioni o di locali di servizio e quello dell’ala est, con tredici arcate e l’inizio di un’altra, erano usati per le stalle e i depositi del fieno per le cavalcature.
Il terzo lato interno, oggi nascosto da un muro divisorio, presenta archi ciechi decorati con bugnato. Alle sale superiori si arriva mediante due scale, una è lo scalone che inizia a destra subito dopo il grande arco centrale di accesso, formato da scaglioni di mattoni disposti a spina di pesce separati da cordoni di sasso, disposto per permettere la salita anche con i cavalli, per questo si chiama anche scala cavallara e la seconda, più piccola, si apre da sotto il lungo porticato ed è una scala con le pareti tutte affrescate.
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