Ospedale Maggiore: Strane cure nella Milano d'un tempo
Avviando la mia innata curiosità e interesse per i libri, ho trovato alcuni fatti che pare siano succeduti nella nostra Milano d'un tempo, e che vi voglio raccontare, lasciando al lettore il beneficio d'inventario.
Pare che un tempo, nei pressi della via Festa del Perdono, quella dove sorge l'Università degli Studi, ma che un tempo era l'Ospedale Maggiore di Milano, gli epilettici ivi ricoverati, venissero curati immergendoli in un bagno di olio caldo, e questa prassi pare trascritta su un documento datato 3 luglio 1713.
L'epilessia sappiamo derivare da una particolare condizione neurologica, e il suo significato deriva dal greco e significa "essere preso, colpito da qualcosa". Comunque un trattamento alquanto discutibile; pensiamo al disgraziato che doveva subire quel bagno!
Un altro trattamento piuttosto grezzo era quello riservato alle meretrici, ossia alle prostitute che, per qualche motivo finivano ricoverate in detto Ospedale, infatti, alle loro dimissioni dallo stesso, erano marchiate con un segno, chiamato "segno morello", affinché fosse possibile distinguerle. Il colore "morello" è tra il viola e il nero, che ricorda il colore delle more. All'interno di detto Ospedale vi era anche la farmacia dove, almeno sino alla fine del 1600, si custodiva "polvere di cranio umano" che, dicevano, serviva per curare diverse malattie, tra cui anche l'epilessia. Così il povero malato, non solo si doveva subire un bagno nell'olio caldo, ma pure trangugiare polvere di cranio umano. Se poi voleva guarire definitivamente doveva procurarsi del fegato caldo d'elefante.
Tuttavia le cure strane non finivano qui, eccovi un piccolo repertorio.
- Volete far si che i vostri capelli rinascano o divengano più lunghi? Dovete ungerli con del grasso d'orso. Ammesso che l'orso sia d'accordo a cedervelo.
- Se si soffre di dolori al costato, basta prendere del grasso lavato con vino, indi impastato con della cenere e della calcina e fare impacchi. C'è qualcuno che vuole provare?
- Qualcuno soffre di tosse asinina, o pertosse? Ecco il rimedio, dovete bere un bel bicchiere di latte di Giraffa. Come procuralo? Lascio a voi l'incomodo. Questa tosse secca, si chiama "asinina", o anche "canina o abbaiante", perché nell'ispirazione pare di percepire un verso dell'animale.
- Per chi era affetto da Tisi, ossia la tubercolosi, si suggeriva di bere latte tratto dalle mammelle delle donne.
In detto ospedale, sino alla definitiva proibizione nel 1710, era consentito alle galline di gironzolare per le corsie, così come lo era per i cani, che furono tollerati sino al 1827.
Voglio concludere questo breve excursus milanese, con un sonetto del poeta dialettale romano Giuseppe Gioacchino Belli, che ben si addice a quanto descritto.
Il titolo è: La mediscina sbajjata
Preso cuer bottoncin de sol-limato
che mme diede sta bbestia de spezziale,
m'incominciai de posta a ssentì mmale,
e ffesce tra de mé: sso ccuscinato.
Subbito curze er medico, er curato,
e ddu' abbatacci o ttre dder tribbunale:
e ppoi me straportonno a lo spedale,
dove addrittura fui sagramentato.
Lì, Ddolovico, principiorno a spiggne
co lo vommminativi, e ddoppo a ddajje
co li purganti, e ppoi co le sanguigne.
Venti libbre de sangue! Eh? Cche ccanajje!
L'esercito der Papa nun ce tiggne
la terra manco in trentasei bbattajje.
sol-limato = subblimato corrosivo.
m'incominciai de posta = incominciai subito
ffesce = dissi
ccuscinato = rovinato
curze = accorsero
abbatacci = pratiche legali
trasportonno = trasportarono
spiggne = spingere
vommitativi = vomitativi, emetici
ddajje = dargli
Il sonetto non solo prende in giro il medico e il farmacista, ma intende evidenziare i rapporti tra suddito e autorità istituzionali.
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