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Proverbi milanesi in dialetto

I proverbi in dialetto milanese, il sapere dei nostri avi! I Proverbi in Dialetto Milanese sono una parte importante della cultura milanese. Sono frasi e massime che rappresentano la saggezza popolare e che vengono usate da generazioni per aiutare la gente a vivere meglio.

I proverbi milanesi sono spesso divertenti, ironici e persino un po' scherzosi, ma hanno anche un significato profondo. Molti di questi proverbi sono stati tramandati di generazione in generazione e sono ancora usati oggi e, soprattutto, ci insegnano importanti lezioni sulla vita.

Vediamo quindi insieme una raccolta di proverbi milanesi, i detti popolari più belli e significativi che costituiscono in una forma molto semplice la saggezza popolare espressa in un motto.

Si tratta quindi di verità morali, ammonimenti perfino scontati e improntati sul buon senso che sono rimasti impressi chiaramente nella mente, generazione dopo generazione.proverbi milanesi

Possiamo dire con convinzione che i proverbi milanesi sono consigli pratici per la vita di ogni giorno.

Sono i proverbi e modi dire della cultura meneghina che vi invitiamo a scoprire o riscoprire. Molto interessante è anche il gergo milanese e parlar furbesco.

  • A chi mescia l'acqua al vin, fagh bev l'acqua giò nel tin
    A chi mescola l'acqua al vino, fa bere l'acqua nel tino
  • Chi volta el cùu a Milan, il volta al pan
    Chi volta il sedere a Milano, lo gira al pane
  • A Santa Caterina mena la vaca a la casina
    A Santa Caterina, le vacche tornano dal pascolo alla cascina
  • Nà lavàda, nà sùgàda, la par n'anca duperàda
    Una lavata, un'asciugata, non sembra neanche usata
  • M’hann faa sù!
    Il detto originale milanese è: "m’hann faa sù a remissell".
    Si dice di chi è stato fregato o si è venuto a trovare in una situazione senza uscita
  • Padrun cumanda, caval el trota
    Il padrone comanda, il cavallo trotta
  • O te mangiet la minestra o te saltet dala finestra
    O mangi la minestra o salti dalla finestra
  • A Milan, anca i moron fann l’uga
    A  Milano, anche i gelsi fanno l’uva.
    Significa che Milano è città capace di ricavare frutto da tutto, anche dai gelsi, grazie al lavoro e alle capacità dei milanesi.
  • Batt i pagn, cumpar la stria
    Mentre si parla di una persona, arriva proprio l’interessato
  • A pensà mal se fà maal, ma se sbaglia mai
    A pensare male si fa male, ma non si sbaglia mai
  • Al dulur da co’ al voeur al mangià, al dulur da ventar al voeur cagà
    Per il mal di testa bisogna mangiare, per il mal di pancia bisogna andare al bagno
  • Anca al pegiur di ladrun al ga la sua devusiun
    Anche il peggiore dei ladroni ha la sua devozione
  • Se mia nona la gheva i ball saria sta me nono
    Se mia nonna aveva le palle sarebbe stata mia nonno
  • Quaant se gh’a fam, la puleenta la paar salama
    Quando si ha fame la polenta sembra salame
  • Fà san Michee
    Fare San Michele. La festa di san Michele Arcangelo ricorre il 29 Settembre e nei tempi passati coincideva con la tradizionale scadenza dei contratti di affitto delle case di Milano. Molti quindi il 29 Settembre, scaduto un contratto, lasciavano l’alloggio per trasferirsi in un altro.  Fà san Michee, in senso figurato significa quindi traslocare.
  • La pisa senza pet l'è cumè un viulin senza l'archet 
    Una pisciata senza un peto è come un violino senza l'archetto
  • Zucch e melon a la sua stagion
    Zucca e melone alla loro stagione
  • Milanes se piscia vun pissa des
    I milanesi se piscia uno pisciano in dieci
  • Chi ghe l’ha d’òra, chi ghe l’ha d’argent e chi ghe l’ha che var nient
    C'e' chi ce l'ha d'oro, chi d'argento e chi ce l'ha che non vale niente
  • La bocca l'è minga stracca se la sa nò prima de vacca
    La bocca non è stanca finché non sa di vacca (con vacca si intendono i derivati, cioè che il pranzo non è soddisfacente, se non comprende anche il formaggio)
  • Miée che sècca? ... marì che pècca!
    Un detto che ironizza sul fatto che quando una moglie diventa troppo brontolona e intollerante finisce con allontanare da sè il marito e con l’invitarlo, involontariamente, a cercare altrove quella pace che gli è negata in casa.

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